Vorrei narrare dell’evento odierno che doveva essere l’epilogo di un’annosissima questione legale che si trascina dal lontano 2000.
L’appuntamento è fissato per le 10 presso lo studio del notaio. Con un vago senso di nausea e di indefinita incertezza, dopo un risveglio assai mattutino, ci siamo diretti all’incontro armati di pazienza e di una saggia disillusione. Al nostro arrivo tutto pare normale …. Ma nella sala dove ci fanno accomodare sono presenti altre persone che oltre a non presentarsi, né salutare mi lasciano interdetta. Sono un Lui azzimato ed un po’ untuoso che alla fine si qualifica come mediatore, ed una Lei che resta silenziosa ed altera stravaccata sulla sedia (non ne conosceremo mai il nome!). La controparte è una coppia di cui ci è nota solo la metà femminile, una signora qualsiasi che però per l’occasione ha tirato fuori dall’armadio la toilette della festa ed è pure passata dal parrucchiere! Lui è un omone in maniche di camicia il cui linguaggio è infarcito di termini dialettali che risultano quasi sempre incomprensibili.
Sono comunque solo note di colore!
Lo studio del notaio trasuda ricchezza ed ostentazione, attraversiamo un lungo corridoio da un lato e dall’altro si vedono stanze arredate con splendidi mobili antichi evidentemente autentici. Le segretarie che corrono su e giù per le ovattate stanze sono in perfetta forma ed il loro look fa invidia alle indossatrici. Mi sento un po’ fuori posto con il mio piumino dello scorso anno, i jeans e le scarpe senza tacco. Non importa, continuo ad ascoltare ma in realtà sento solo voci, si capisce subito che non ci sarà alcun rogito e la cosa si prolungherà ancora.
Sinceramente non me ne interessa più di tanto.
Osservo e penso. Osservo gli sguardi d’intesa, d’insofferenza, di stupidità, di rabbia. Annoto mentalmente le posture e gli atteggiamenti.
I legali sono quasi complici, si capiscono solo tra loro. Siedono composti e distanti, non guardano in faccia nessuno, dopo aver aperto le loro voluminose borse ne estraggono plichi enormi che contengono dieci anni di storia, leggono freneticamente, controllano, spuntano, annotano.
Chissà se pensano che quello che leggono è parte della nostra vita…mi domando ad un certo punto, ma è una domanda che si allontana veloce perché improvvisamente arriva il notaio. Da persona educata non saluta nessuno, chiede qualcosa con aria estranea e poi se ne va, con la testa evidentemente altrove. Mi accorgo che è ipovedente forse questo gli permette di essere scortese?
Guardo i miei figli ed il pensiero si allontana di nuovo, mi faccio qualche domanda ma è troppo filosofica per quella stanza così affollata.
Poi fissiamo un nuovo ennesimo appuntamento per gennaio, ci alziamo e ci salutiamo velocemente, con una fretta che è mista ad insofferenza e disgusto.
Lascio perdere e decido che questa è l’ennesima prova che quest’anno è decisamente da archiviare.
Proprio per questo quest’anno non ho nessuna voglia di fare bilanci, invece ho voglia di trovare la forza di guardare avanti, di sentire la vita scorrere di nuovo, di ricominciare ad osservare la natura, di ritrovare l’entusiasmo per i viaggi, le letture,
voglio tornare a volermi bene.
Ecco questi sono i miei propositi per il 2012 e tutti gli anni che seguiranno.
I progetti sono tanti e molti difficili da realizzare, ma solo difficili non impossibili.
E che questo benedetto 2011 vada in cantina, i suoi ricordi con le loro malinconie riescano ad essere un punto di forza e una base di partenza per nuovi orizzonti.