Sedute una
di fronte all’altra ti guardo con infinita tenerezza, scorgo nei tuoi occhi una
realtà nuova, fatta di fragilità ed imbarazzo. Forse per esorcizzare tutta la
paura che mi gela l’anima, mi rammento di un discorso fatto nelle serate del
mio ultimo viaggio, quando la confidenza ha preso il sopravvento e gli amici mi
hanno chiesto di raccontare della vostra gioventù.
Mi sono messa a raccontare
del tuo passato, della tua famiglia numerosa, dei miei ricordi più cari.
Ti sei
improvvisamente rianimata, hai ripreso a chiacchierare con gli occhi sorridenti
e ti ho vista tornare la donna di un tempo.
Abbiamo
ricordato le tue sorelle ed il tuo fratello, ora è rimasta solo la zia Vincenza, ha 99 anni e vorresti stare un po’ con lei ogni tanto.
La zia
Luisa con le sue mille manie e la sua aria arcigna; la zia Emilia sempre a
disposizione di tutti ma che baffi aveva ed il colore dei suoi capelli la
faceva assomigliare alla fata turchina; la zia Anna quintessenza della bontà,
tondetta e morbidosa, sempre sorridente ed allegra; lo zio Carlo che se n’è
andato troppo presto portando nel cuore i segreti del dolore della prigionia,
con i suoi baffi scuri e l’aria da professore di matematica quale era; ed
infine la Vincenza claudicante per quella gamba un po’ più corta ma anche lei
soave e che cuoca, la sua torta fritta ed i suoi krapfen sono indimenticabili!
Ti sei messa
a narrare delle sorelle B., della loro grande casa dove avevano anche cuoca e
cameriera, dei vostri rendez-vous nei
rifugi per mangiare crostate e bere malvasia. Con un sorriso complice hai
ammesso che il periodo più bello è stato proprio quello della guerra, quando
sfollati stavate tutti a Sala Baganza dove il nonno, professore di chimica all’università,
vi aveva trasferito così come avevano fatto molti parmensi.
Lì tu insegnavi già ai bambini del paese ed agli sfollati perchè le scuole erano tutte chiuse.
Ospite illustre era
un giovane di bell’aspetto figlio della Pasta “dove c’è B. c’è casa” , quando
arrivava vi tiravate tutti a lucido e lui aveva una passione per una tua amica, la
Megliuccia. Eravate un gruppo di circa una ventina di ragazzi della Parma “bene”
il figlio del medico cattedratico, del farmacista, dell’industriale, del
banchiere …. E ti piaceva questo nobile frequentare. C’era la sagra e con la
signorina Elena allestivate una recita nel teatro del paese e la pesca di
beneficenza.
Questo
ritorno al passato ha ridato un po’ di calore al tuo cuore ed ha riscaldato
anche il mio. Ci siamo promesse di rifarlo e darmi la possibilità di fissare
queste storie perché continuino ad accompagnare figli e nipoti come doni
preziosi e cari di un passato lontano ma importante per la nostra famiglia.