Poteva essere una pessima giornata, i presupposti c’erano
tutti vista la pioggia ed il cielo plumbeo, invece dal dentista è andata meglio del
previsto e soprattutto il pomeriggio è scivolato via con grande soddisfazione.
Lo so che (per il momento) sono una nonna mancata, è proprio per questo faccio la zia e
con i bambini le ore mi scappano via.
Ci siamo ritrovati a giocare a dama ed ho
perso con disonore, che ci posso fare se mi annoio e perdo la visone del gioco
nel suo insieme.
Poi Indovina chi, ed anche lì ho perso mi son confusa con le
tesserine ed ho fatto un gran pasticcio.
Abbiamo cucinato insieme e con grande
entusiasmo, qui ho fatto la mia figura! poi abbiamo messo a posto la spesa, steso il bucato, piegato un po’ di
mutande, giocato con il mio cellulare e fatto le costruzioni.
Non si può dire
che siamo stati con le mani in mano.
Ma stare con i piccoli è sempre un gran
balsamo per il mio cuore.
Sono tornata a
casa leggera e soddisfatta, per alcune ore ho tenuto i pensieri lontani dalla
mia mente e questo mi fa un gran bene.
Poi è arrivata la sera e la telefonata del dolore, che
dilania e massacra. Ho ascoltato, ho timidamente cercato di dare conforto e poi
son venute le lacrime di dolore e di rabbia.
Ma non serve a nulla, niente può
fermare la malattia e ogni attimo può essere l’ultimo.
Avevo ricevuto una sua foto del 5 gennaio, il bambino di
sempre, forse un po’ pallido ma teneramente abbracciato al suo fratellone
sorridente e apparentemente sereno.
Nella foto di stasera è (come scrive il suo papà) gonfio,
spelacchiato, dolente, non cammina più. Ma sorride E’ straordinario.
E’ lui la
forza, lui quello che muove me.
Ed io non ho più pensieri e quasi mi vergogno perché la mia
vita va avanti e faccio programmi e progetti.
E’ così la vita?
Cosa
posso dire loro?
Quale è il conforto, se c’è un conforto?