Sono molte
le cose che non mi hai detto e molte le storie che non mi hai raccontato,
quella che mi manca di più è la storia del mio nonno Marco, medico di tutti,
ucciso dai nazisti il 16 aprile 1945. Di lui non conosco che una foto tenuta per anni in un cassetto e gli
spogli racconti, definirli essenziali è poco, che mi hai fatto.
Per molte
persone è un eroe, un martire e tutt’oggi dopo 65 anni viene ricordato da un
intero paese come persona di sensibilità rara, di animo buono, di
intelligenza fervida.
A me rimane
un vuoto, non te ne faccio una colpa perchè comprendo che quell’esperienza
debba essere stata devastante e tale da voler tener lontano dalla mente e dal
cuore quei momenti.
In questo pomeriggio caldo ed assolato ci siamo diretti
verso Sacile, con animo quasi rassegnato, per dover presenziare ad una
cerimonia cui l’invito recitava così:
“ I rappresentanti della scuola “G. Garibaldi” sono lieti di
invitarLa alla celebrazione che si terrà sabato 16 giugno 2012 alle ore 17.00
presso i locali della scuola stessa, alla presenza delle autorità locali, delle
maestre e degli alunni che nel corso degli anni hanno fatto la storia della
scuola “Trieste-Vistorta”.
Sarebbe per noi un onore
averLa come ospite a questo evento in rappresentanza del Vostro caro dott.
Marco Meneghini il quale, negli anni difficili della seconda guerra mondiale,
ha percorso i corridoi e le aule della nostra scuola a quel tempo trasformati
in reparti di medicina e chirurgia.”
La scuola è
in mezzo alla campagna, isolata dal centro del paese, raccolta intorno ad un
gruppo di basse villette, spicca per il suo biancore e non abbiamo nessuna
difficoltà a trovarla. La strada è chiusa per l’avvenimento e non nascondo il
mio stupore, presto però mi rendo conto che è tutto un brulicare di gente,
bambini accaldati si ricorrono nel ghiaioso piazzale, gli adulti si sbracciano, si chiamano, si abbracciano, si
salutano. Quasi timorosi noi cerchiamo il nostro ospite che troviamo
immediatamente e ci saluta con entusiasmo e gratitudine, da quel momento è
tutto uno stringere di mani, un abbracciare sconosciuti che come un fiume in
piena mi travolgono con il loro accavallarsi di ricordi che hanno urgenza di
venire condivisi. Parlano di lui e di te, di una parte della tua vita che non
conosco e che comprendo essere stata bellissima. Ho scoperto che nella fuga hai
lasciato al tuo dirimpettaio uno scudo di legno e pelle, che al nonno per il
suo onomastico gli portavano dei dolci ed un mazzo di fiori, che quel giorno
maledetto il carretto aveva nascosto il partigiano sotto a delle coperte e lui
lo aveva curato, perchè un medico cura tutti, poi uno lo ha tradito e ha fatto
il delatore ai nazisti che sono andati a prenderlo in ospedale e fattolo uscire
lo hanno fucilato contro un muro.
Nella scuola ci sono le aule tutte aperte,
sui muri hanno appeso foto, disegni, lavori degli studenti dal ’46 ad oggi, in
tanti si affollano per riconoscersi scolaro! Al piano superiore c’è un angolo con l’attrezzatura medica degli anni in cui avevano allestito il
reparto di chirurgia del nonno, è di un’ingenuità disarmante hanno esposto
orgogliosamente tutto, proprio tutto quello che hanno ritrovato, compresa una
lucidissima padella di acciaio e un clistere di gomma!
Ci saluta il sindaco,
di cui difficilmente dimenticherò la scarsa diplomazia, ci fotografa una
giornalista locale istericamente sorridente e iperattiva, ci si presenta l’organizzatrice
dell’evento che non manca di promettermi una mail per avere materiale per le
sue prossime pubblicazioni.
Infine quando il
calore pomeridiano diventa sempre più intenso, inizia la cerimonia in cui si
alternano canti, musica e i discorsi ufficiali che ben presto diventano
colloquiali ricordi di un tempo difficile, duro, faticoso ma ricco di persone
che donavano a piene mani il loro sapere, l’esperienza, l’entusiasmo. Un mondo
contadino dove la scuola era importante momento di conoscenza e crescita, il
suo ruolo era, in quei luoghi, formare degli agricoltori capaci di arricchire
la propria terra, di renderla produttiva e fertile ma anche bella ornandola di
fiori, la cui cura è ancor’oggi orgoglio dei paesani.
Ho ringraziato
tutti, ho ascoltato tutti, mi sono sentita anch’io orgogliosa del mio nonno
eroe e martire di cui spero di riuscire a sapere di più, anche se non sarai tu
a raccontarmelo.
Capisco tante cose
ora!
Buongiorno,
RispondiEliminascusi il disturbo sto raccogliendo informazioni circa il triste evento del 1945 che riguardò Marco Meneghini. Sarei onorato di poter comunicare con lei in privato.
Mi dica come posso fare, cortesemente.
Grazie
Lucio