Il passo è svelto e l’andatura decisa. Il sole scalda e non
poco ma l’aria frizzante ne attenua il calore, lo sento pizzicare ma non mi dà
nessun fastidio.
La salita è poco impegnativa, la strada bianca e arida. Le
auto ordinatamente disposte a pettine tradiscono la vicinanza con il paese.
Poco più avanti la sbarra che chiude il passaggio ai mezzi è sbiadita ma ancora
utile alla bisogna.
Da lì inizia il sentiero che oggi ho deciso di percorrere
nella mia passeggiata quotidiana. Lungo il limitare della stradina si innalzano
degli abeti che rassomigliano ai cipressi di pascoliana memoria, sono alti e
dritti come fusi, sembrano voler accarezzare il cielo con le loro cime. Mi
vengono incontro e con loro i ricordi. Come si sposta una frangia impertinente dalla
fronte, li allontano, non è ancora il momento.
Incontro altri camminatori quasi
tutti di una certa età, coppie che silenziose risalgono il viottolo con una
cartina in mano, per non perdere la via, un paio di famiglie i genitori dietro
ed i bambini avanti, saltellanti.
E’ un percorso facile, la salita continua ma dolcemente,
il mio passo continua regolare e sento la fatica ma il fiato non è ancora corto
e come mi ha insegnato un saggio amico esperto camminatore mi regolo con il mio
respiro. Rallento un po’, ma resto costante.
Dopo poco rimango sola, vedo solo
qualcuno in lontananza, un signore con un cane, un’altra coppia, due amiche, ma
intorno a me solo silenzio e natura.
E’ tutto talmente bello che temo finisca
troppo alla svelta.
Dopo le ultime due curve, che affronto con una certa
determinazione, arrivo al belvedere. Salgo sul poggio e ammiro la valle. Mi
siedo sulla panchina e permetto ai ricordi di arrivare. Sento lontane le voci
dei bambini che cercavano i “mertilli” , i funghi, i fiori da portare alla
nonna. Risuonano le nostre risate, le nostre chiacchiere frivole e leggere come
conviene quando si è in vacanza. I picnic a bordo torrente erano epici, a parte
la quantità di cibo sempre in eccesso, partivamo regolarmente con il ricambio
completo per tutti i bambini che non mancavano mai di bagnarsi o incautamente di
finire nell’acqua. C’era chi riusciva a dormire, chi leggeva, chi si
avventurava alla scoperta del bosco.
E nella mia mente è tutto ancora vivo come
allora.
Sono ricordi sereni che mi
portano indietro di tanti anni, così come è sereno il ricordo delle ultime
passeggiate che abbiamo fatto con papà proprio lungo questi sentieri, il suo
passo era lento, la schiena curva, il fiato corto, ma lo spirito sempre
indomito.
“Però una sciatina quest’inverno potrei anche provare a farla….”
Solo un paio d’estati fa me lo diceva e non
scherzava. Ci avrebbe voluto provare per davvero. Questo però è un ricordo
preferisco lasciar perdere.
Riprendo il cammino e inizia la discesa, lascio la
strada battuta per avventurarmi nel bosco, tanto so che non sono lontana da
casa. Attraverso minuscoli sterrati con l’erba che mi raggiunge le spalle. Ci
sono tronchi divelti, rami tagliati, opera evidente dei boscaioli. In breve
rivedo i tetti delle case, il paese è là sotto a portata di mano. Sono sudata
ma decisamente soddisfatta.
E come ha detto la mia bellissima mamma ho fatto un po'pace con queste montagne.
pausa che fa bene
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