sabato 8 settembre 2012

Fai bei sogni


Questo libro me lo ha prestato Valeria, mia amica da sempre, è una donna che ho sempre ammirato per la sua concreta disponibilità. 


Con leggerezza probabilmente ho immaginato che il suo presente agiato, un marito dentista, tre figlie belle, magre, studiose, molti interessi e tante amicizie facoltose , l’avessero preservata dalla sofferenza. 
Non credevo che si ritrovasse a doversi ancora confrontare con il ricordo della sua mamma suicida nel lontano 1977. 
Quando la settimana scorsa me lo ha dato mi ha rivelato che non ha raccontato alle sue ragazze come è morta la loro nonna, gli occhi le si sono inumiditi e mi ha chiesto di leggerlo per poterne poi parlare con me. 
Era uno di quei libri che non avrei mai pensato di leggere e mentre cominciavo a scorrere le prime pagine effettivamente ho capito perché.
 Non mi piaceva il modo di scrivere di Gramellini, troppo giornalistico con frasi brevi, troppo incalzanti, ma questa è una mia fisima. 
La storia di questo bambino che rimane orfano troppo presto, come se ci fosse un momento giusto per restare orfani, il suo difficile rapporto con il mondo femminile , a dire il vero anche con quello maschile, le difficoltà che trova a rapportarsi con un mondo poco materno, mi hanno lasciata a lungo indifferente ed anche un po’ infastidita. Poco alla volta però sono riuscita a comprendere meglio il vuoto che aveva intorno e, seppure con una certa difficoltà, la fatica che ha fatto per diventare uomo.
Gli ultimi  capitoli sono poi il nocciolo della storia :
- La mamma non è caduta. E’ voluta cadere. –
-Solo il perdono ti rimette in contatto con l’energia dell’amore.-
-Ci vuole un’energia straordinaria per alzarsi dal letto ogni mattina con l’idea che la vita sia una prova e vada affrontata, sempre.

Ed allora sono tornata a pensare a Valeria, a quale strazio abbia vissuto. 
Alla sua mamma che ben conoscevo, elegante e sempre sorridente,
 con gli occhi azzurri come un cielo d’autunno.
Ed in rapida successione mi è venuto in mente il mio papà che è rimasto orfano da ragazzo perché i tedeschi invasori hanno ucciso il nonno Marco, reo di aver curato i partigiani, con una sventagliata di mitra. 
Il dolore del mio papà è stato talmente devastante che non è mai riuscito a parlarne con noi figlie e nemmeno a raccontarci qualcosa di suo padre, medico e benefattore ancor oggi ricordato nel suo paese.

Credo che né lui né Valeria abbiano mai perdonato ai loro genitori di averli lasciati senza la loro guida vuoi per scelta vuoi per fatalità colpevole di altri.

Ogni genitore cerca di dare tutto l’amore possibile ai propri ragazzi, 
ma anche il genitore è un uomo o una donna con i propri limiti e le proprie convinzioni. 

Bisognerebbe essere capaci di comprenderle e perdonare 
quello che ci sembra un atto di viltà oppure un atto di inutile coraggio?
Mi sono chiesta anche io avrei il coraggio di perdonare un abbandono così repentino e comunque ingiusto?

 Sono certa che non sarà facile parlarne con lei. 

5 commenti:

  1. E' un libro che mi è piaciuto anche se, concordo con te, lo stile di scrittura non mi piace, nemmeno nelle altre cose che leggo di Gramellini. E' aspro...ma i concetti fanno pensare

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  2. noooo....commento mangiato!

    Non ho mai letto niente di Gramellini ed anzi prima di sentire tanto entusiasmo per questo libro nonl'avevo mai sentito nominare.
    Ho sentito tanti pareri positivi, quando riuscirò a riportare in biblio i titoli estivi lo cercherò, anche se prevedo un autunno con poco tempo per la lettura

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  3. E' un libro che appena letto mi aveva entusiasmato, adesso dopo qualche mese, mi accorgo che non mi ha lasciato molto dentro.

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  4. Un libro che va letto, se non altro per ripensare al dolore del lutto o del lutto vissuto come abbandono. A me colpì molto, ma poi, certamente, non ci ho più pensato, come Maude. Ma questo è il miracolo di certi libri: servono come nutrimento, e poi, si assimilano.

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  5. È sa quando è uscito che vorrei leggerlo . . . dopo questa tua recensione, lo vado a leggere! ;-)
    E poi vado a chiedere a mio padre, orfano in 6 mesi di padre e madre a 13 anni come si è sentito . . . so che per anni ha ritenuto mio nonno colpevole della morte di sua madre! ;-)
    Mio nonno fu dato per disperso in Russia il mese dopo della nascita della 4° figlia, mia nonna oltre alla depressione post parto, si beccò la polmonite e non c'era ancora la Pennicillina per tutti (1943) . . . brutti tempi e brutta storia! :-)

    Ciao, Fior

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