Anche stamattina come ogni venerdì mi sono alzata alla svelta,
lavata come i gatti, bevuto un caffè, ho infilato il mio costume,
la tuta e sono andata in piscina.
Lo spogliatoio è già affollato ma il mio angolo è ancora vuoto,
veloce mi svesto e mi doccio.
Ancora tre minuti poi finalmente posso entrare in acqua.
Come ogni venerdì mi tuffo tappandomi il naso
e dopo un attimo di brivido comincio a nuotare.
Una bracciata dietro l'altra, al tre respiro e si ricomincia,
le gambe spingono e mulinano, le braccia agguantano l'acqua
ed il mio corpo avanza. Comincio a contare le bracciate,
alla ventottesima arrivano le bandierine,
poi altre otto ed ecco tocco il muro.
Mi volto e riparto a dorso allungandomi più che posso,
per distendere la colonna vertebrale al massimo.
Conto anche adesso ma è facile che invece di contare
inizi a dipanare il mio gomitolo di pensieri.
Arriva la sensazione dell'abbandono e del piacere,
conto e penso, ascoltando il rumore dell'acqua
nelle orecchie, un rumore ancestrale che spinge la mente lontano,
ma continuo a contare, al tre respiro e le vasche si susseguono.
L'istruttore mi dà le istruzioni ed io, allieva solerte, eseguo.
Vado piano ma vado senza perdere tempo,
perchè sono solo 45 minuti e bisogna sfruttarli tutti.
Mi piace stare nell'acqua, non si era capito?
Anche questo serve a stare bene con me stessa
e a volermi un po' di bene.
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