martedì 31 luglio 2012

incontri letterari


Un altro incontro nella sala congressi per il piacere di noi villeggianti. 

L’occasione è la presentazione dell’ultimo libro di Isabella Bossi Fedrigotti
I vestiti delle donne

Come l’altra volta mi sono diretta con congruo anticipo al convegno ed ho così avuto tempo per  osservare le scintillanti vetrine dei negozi e la varia umanità che frequenta questa località turistica.
 L’età media si attesta ampiamente oltre la mezz’età.

 Con perfetta puntualità la scrittrice è arrivata, confesso di non conoscerla e di non aver letto alcun suo romanzo. 
E’ una piacevole signora, vestita casual, una confusa criniera bionda che sistema in continuazione, 
lo sguardo è sorridente ed i movimenti sono misurati.



Mi sembra inizialmente un po’ troppo distante quasi altezzosa, ma in breve il discorso si fa più colloquiale e personale. 

Così si rivela cordiale e tutto sommato semplice. 
Le piace guardare le vetrine e osservare le toilettes delle altre donne, confessa che spesso si sofferma anche a considerare 
qual è il compagno che le affianca. 

Parla con affetto dei suoi figli, adulti e lontani, con cui condivide la passione per lo sci. 
Racconta della nascita, un po’ casuale e forzata di questo libro, quatto racconti legati dal fil rouge della solitudine. 
Sono storie che nascono da situazioni reali, manipolate e reinventate, 
le definisce “inventate dal vero".

Seguono alcuni interventi del pubblico, francamente troppo dotti, che richiamano gli anacoreti ed i filosofi, ma lei riesce a riportare con garbo il discorso ad un livello meno impegnativo.

Non credo di leggere il suo libro, al momento, ma mi è piaciuta molto, e proverò a seguire il suo forum sul Corriere, mi sembra una persona di buon senso ed equilibrata.

Anche per oggi non ho sprecato del tutto il mio pomeriggio, ed è una cosa buona!

domenica 29 luglio 2012

di nuovo tra i monti


Eccomi di nuovo in montagna, dopo una settimana di lavoro disperato siamo tornati dalla mamma per  la settimana di turno-compagnia. 
La casa cittadina comincia a prendere forma, ho lavato una quantità di bicchieri, piatti, tazzine, vassoi esagerata. 
Ma come si fa a d accumulare così tanta roba (molto spesso inutile)??? 
Ho messo le varie stoviglie nelle credenze, studiando spazi e utilità, non sono sicura di lasciare il tutto così ma per il momento va più che bene.

Oggi, per smaltire i ravioli ripieni di ieri sera, con il paziente consorte abbiamo deciso di fare una salutare camminata destinazione Malga Crel. 

Il sentiero è largo ed agevole, il dislivello modesto ma sono pur sempre quasi 4 km di cammino. Per noi, pigri cittadini, è un buon tragitto.
Dopo aver rigovernato la casa, fatto un’abbondante colazione, provveduto a rifornire il frigo di alimenti e la nonna di giornali siamo partiti di buon passo. Come previsto la salita è piacevole, il tempo ci aiuta con un bel sole ed un’aria frizzantina. 
C’è un grande affollamento, d’altra parte è domenica ed è la fine di luglio! 
Chiacchierando si cammina che è un piacere, camminando noi due soli si ritrovano la complicità e la condivisione che fanno di noi due una coppia serena e ben assortita.

Dopo una breve sosta nella malga, affollatissima da viandanti affamati, scendiamo tranquilli verso il paese, anche perchè di lontano si vedono delle nubi nere poco rassicuranti. Ma il tempo da queste parti, come molti sanno, muta troppo velocemente. 
Dopo pochi metri dal cielo scendono le prime gocce di pioggia e prontamente prendiamo dallo zaino le giacche ed allunghiamo il passo. 
La pioggia si fa via via più fitta, le gocce sempre più grosse,  eccheggiano sempre più forti i tuoni, si sentono le scariche elettriche dei lampi vicine, troppo vicine, in breve siamo sotto ad un’intensa grandinata. 
Scendiamo veloci sempre più bagnati, il sentiero non c’è più è diventato un torrente. Non abbiamo più un centimetro quadrato asciutto, scarpe, pantaloni, giacche, zaino …. tutto zuppo d’acqua. 
Pare di avere le pinne invece che le pedule.  
Arriviamo al paese in condizioni pietose, ma l’umore resta alto tanto a casa ci aspettano panni asciutti ed un buon panino, ma soprattutto un comodo divano dove poter riposare le umide membra e goderci lo spettacolo delle Olimpiadi! 


P.S. Ribadisco che io preferisco il mare!!!!!!

domenica 22 luglio 2012

domenica mattina


E’ l’alba, mancano poche ore al rientro in città, in attesa che la popolazione casalinga si risvegli sono qui silenziosa che ripenso a queste giornate e mentalmente faccio il punto su quelle che mi aspettano. Sono stati giorni lenti, solitari e pure un po’ noiosi.  Ho letto molto, ho camminato nei boschi, ho fatto compagnia alla mia mamma, ho pensato tanto. 
Riepilogando per quanto riguarda le letture Colazione da Tiffany è un gioiellino, se all’inizio la storia era leggermente distorta dalla visione del famosissimo film, in breve la magia della scrittura ha dato spessore ed unicità ai protagonisti, soprattutto ad Holly, donna in transito, che si è allontanata dalla figura di Audrey Hepburn filiforme e vaga, per delinearsi come donna che cerca la sua identità in un mondo che sta cambiando ed in cui gli stereotipi e la moralità stridono con i nuovi costumi e le nuove esigenze. I cani e i lupi della Nemirowsky mi ha affascinata . Una storia complessa e non banale, in cui la protagonista è una figura femminile ingenua e tenace, intorno a lei vivono ed interagiscono uomini e donne, genitori e figli, tutta una galleria intensa, tratteggiata con tocchi delicati ma incisivi. La cultura ed il mondo ebraico mi sono quasi sconosciuti attraverso questo libro ho potuto scoprirne qualche aspetto.  Il finale è un po’ tirato via e sembra che ci sia l’urgenza di dare una speranza, una possibilità ai protagonisti, che invece non ne hanno mai dimostrato l’esigenza.  
Il linguaggio segreto dei fiori, che sto terminando, mi ha invece un po’ deluso. Probabilmente perché non amo le storie eccessive ed il mio rapporto con il mondo vegetale non è così stretto anzi con me le piante hanno davvero vita dura! Pare sia stato un grande successo costruito a tavolino, non saprei dire. La scrittura è scorrevole ma c’è qualcosa che mi disturba …. spero di scoprirlo prima di averlo finito.

Da domani si riprende il lavoro di ricostruzione della mia magione, ci sarà poco tempo per pensieri e letture.  
Ho una gran voglia di mettermi all’opera!


Dacia Maraini



Quassù tra i monti  non ci sono molte occasioni di vita mondana, ma l’APT locale ogni estate organizza degli incontri letterari, nel corso degli anni mi è capitato di partecipare alla presentazione di un libro di Vittorio Sgarbi ( non era ancora famoso come ora), di uno di Cesare Marchi e ieri sera Dacia Maraini che promuoveva la sua ultima opera “La grande festa” 


Siamo arrivati con un po’ di anticipo e già si notava un buon numero di persone che aspettava di poter entrare,  poco alla volta l’affluenza è aumentata ed in breve tempo la sala conferenze si è riempita in ogni ordine di posti, tante teste grigie e bianche ovviamente.
Anche se non troppo puntuale la Maraini è arrivata, sembrava un po’ ingessata e fredda. In breve però è tutto cambiato e  la scrittrice è riuscita a dare il meglio di sé parlando a braccio, spaziando  tra i suoi ricordi, divagando tra passato e presente, con garbo e ironia. Ci ha raccontato della sua infanzia, degli anni vissuti in Giappone e della prigionia nel campo di concentramento che tanto l’ha segnata. Ha ricordato il viaggio in Africa fatto con Moravia, Pasolini e la Callas, con particolare riguardo al carattere della cantante, tanto grande sul palcoscenico tanto ingenua nella vita. Ha parlato anche della condizione femminile e della necessità di non perdere il rispetto di se stessi , del mito di Orfeo ed Euridice, di Platone e della memoria ….
Ha raccontato tante storie ed è stata sempre affascinante, colta, mai saccente, molto disponibile.  E’ stato un piacere ascoltarla! 

giovedì 19 luglio 2012

Gita in salita


Altro giorno altra gita
In solitaria, come al solito, mi avvio verso un’altra meta. 
Ho letto sulla cartina della pro loco che la passeggiata verso il Col Verde è facile e ci credo. Attraverso tutto il paese e risalgo verso il Rolle, 
arrivata alla partenza della seggiovia mi incammino verso la malga. 
Già il fatto che non ci sia nessuno che risale il sentiero dovrebbe farmi sospettare …. 
Di fatti la salita non accenna a finire, anzi si fa sempre più ripida. 
Ho la musica nelle orecchie e nel passo la determinazione dello scalatore.


 Proseguo lentamente, con il fiato corto, il sudore che quasi mi annebbia la vista. 
Ma non demordo. Non incontro ancora nessuno.  
Ecco che di lontano appare una gloriosa Panda 4x4 che scende altalenante e guardinga, l’autista mi guarda e sorride…
 che avrà mai da sorridere costui! 
Persevero e mi dico alla prossima curva ci sarà un po’ di tregua … 
vai avanti!
 E continuo sempre più sudata, sempre più sconvolta, sempre più determinata.
 Incontro un signore con un enorme cane nero, anche loro scendono. 
Poi compaiono dei giovani che scendono di cui non riesco a distinguere le fattezze, 
infine incrocio una sorridente signora che scende  e trovo il coraggio di avvicinarla per avere notizie della malga…. Signora manca ancora molto ? E’ sì manca molto ed è tutta salita!
 Bene vedo in margine al tratturo ghiaioso il ceppo di un albero appena tagliato e decido che lì mi posso sedere per riprendere fattezze umane. 
 Finalmente il respiro poco alla volta torna regolare, la sudorazione si normalizza e capisco che è ora di scendere …. 
Così in compagnia di due nonni ed i loro nipotini torno a valle con la certezza di aver fatto del mio meglio, e la prossima volta non guarderò più le cartine della pro loco!!! 
Domani intanto niente gita ho appuntamento con l'estetista  

martedì 17 luglio 2012

Di montagne e di ricordi


Il passo è svelto e l’andatura decisa. Il sole scalda e non poco ma l’aria frizzante ne attenua il calore, lo sento pizzicare ma non mi dà nessun fastidio.
 La salita è poco impegnativa, la strada bianca e arida. Le auto ordinatamente disposte a pettine tradiscono la vicinanza con il paese. Poco più avanti la sbarra che chiude il passaggio ai mezzi è sbiadita ma ancora utile alla bisogna. 
Da lì inizia il sentiero che oggi ho deciso di percorrere nella mia passeggiata quotidiana. Lungo il limitare della stradina si innalzano degli abeti che rassomigliano ai cipressi di pascoliana memoria, sono alti e dritti come fusi, sembrano voler accarezzare il cielo con le loro cime. Mi vengono incontro e con loro i ricordi. Come si sposta una frangia impertinente dalla fronte, li allontano, non è ancora il momento. 
Incontro altri camminatori quasi tutti di una certa età, coppie che silenziose risalgono il viottolo con una cartina in mano, per non perdere la via, un paio di famiglie i genitori dietro ed i bambini avanti, saltellanti. 
E’ un percorso facile, la salita continua ma dolcemente, il mio passo continua regolare e sento la fatica ma il fiato non è ancora corto e come mi ha insegnato un saggio amico esperto camminatore mi regolo con il mio respiro. Rallento un po’, ma resto costante. 
Dopo poco rimango sola, vedo solo qualcuno in lontananza, un signore con un cane, un’altra coppia, due amiche, ma intorno a me solo silenzio e natura. 
E’ tutto talmente bello che temo finisca troppo alla svelta. 
Dopo le ultime due curve, che affronto con una certa determinazione, arrivo al belvedere. Salgo sul poggio e ammiro la valle. Mi siedo sulla panchina e permetto ai ricordi di arrivare. Sento lontane le voci dei bambini che cercavano i “mertilli” , i funghi, i fiori da portare alla nonna. Risuonano le nostre risate, le nostre chiacchiere frivole e leggere come conviene quando si è in vacanza. I picnic a bordo torrente erano epici, a parte la quantità di cibo sempre in eccesso, partivamo regolarmente con il ricambio completo per tutti i bambini che non mancavano mai di bagnarsi o incautamente di finire nell’acqua. C’era chi riusciva a dormire, chi leggeva, chi si avventurava alla scoperta del bosco. 
E nella mia mente è tutto ancora vivo come allora.  
Sono ricordi sereni che mi portano indietro di tanti anni, così come è sereno il ricordo delle ultime passeggiate che abbiamo fatto con papà proprio lungo questi sentieri, il suo passo era lento, la schiena curva, il fiato corto, ma lo spirito sempre indomito. 
“Però una sciatina quest’inverno potrei anche provare a farla….”  
Solo un paio d’estati fa me lo diceva e non scherzava. Ci avrebbe voluto provare per davvero. Questo però è un ricordo preferisco lasciar perdere. 
Riprendo il cammino e inizia la discesa, lascio la strada battuta per avventurarmi nel bosco, tanto so che non sono lontana da casa. Attraverso minuscoli sterrati con l’erba che mi raggiunge le spalle. Ci sono tronchi divelti, rami tagliati, opera evidente dei boscaioli. In breve rivedo i tetti delle case, il paese è là sotto a portata di mano. Sono sudata ma decisamente soddisfatta. 
E come ha detto la mia bellissima mamma ho fatto un po'pace con queste montagne.  

giovedì 5 luglio 2012

Ritorno


Il caldo è davvero fastidioso, le cicale sembrano quasi impazzite dall’intenso frinire, con passo leggiadro, nonostante tutto, ti avvii per le assolate strade e ti ritrovi circondata dalla solita quotidianità, non credevi ti mancasse tanto.
Un bel giro  in biblioteca è  la prima cosa che hai voglia di fare per dimostrare che stai ritornando a casa. 
Quella vicina, dove sai dove sono i libri, che ha un’aria polverosa  ma è sempre accogliente;  quella dove c’è la  bibliotecaria che sa sempre consigliarti dei buoni libri, con cui puoi commentarli, che voleva bene al tuo cane ed ogni volta lo accarezzava con tenerezza.
Risalire quelle due rampe di scale ti dà sicurezza.
E cosa c’è di più bello di entrare in una stanza e sentire una signora sorridente che ti dice: Che piacere rivederla!
Due chiacchiere e te ne esci con due libri sotto braccio,uno per sognare le prossime vacanze ed uno per scoprire una nuova scrittrice talmente nota agli altri che ti pare di stare altrimenti un passo indietro.
E così hai rimesso piede nella solita vita, rinnovata nella forma ma non nella sostanza. 

mercoledì 4 luglio 2012

5 luglio 1976


Era una notte calda ed afosa, come stasera. 
Era domenica, dalle finestre del  5° piano il panorama 
era davvero spettacolare, 
in quelle stanze molto anonime mi sentivo un po’ spaventata,
 era tutto piuttosto irreale. Mi pareva di vivere in un film, era troppo presto rispetto ai programmi, non riuscivo a mettere a fuoco la situazione.

 E  dopo una nottata trascorsa a camminare su è giù per la sala travaglio, a chiacchierare con l’ostetrica e con la mamma, ad aspettare le contrazioni sempre più vicine …. alle 8,05 del mattino sei nato. 
Il 5 luglio 1976 . 
Ti ho visto dopo due giorni, quando ormai non ci credevo più, 
bellissimo, perfetto, enorme 
nei tuoi 3 kg e 600, 
dentro quell’incubatrice dove ti avevano messo per precauzione.

Ora sei un uomo, ma per me resti sempre 
quel pulcino che ho stretto tra le braccia tanto tanto tempo fa 
in una stanza del reparto immaturi, 
con la luce blu, 
seduta e sudata, 
troppo giovane nei miei vent'anni,
abbracciata al tuo orgoglioso papà.


AUGURI!





martedì 3 luglio 2012

qualche anticipazione



Siamo arrivati alla fine delle grandi opere.
Sono sudata ed un po' stordita, ma soddisfattissima del risultato !



Da così 

a così